giovedì 5 gennaio 2012

Jekyll e Hyde ovvero la doppiezza dell'animo umano



Questo passo tratto dal noto romanzo di Stevenson mi ha sempre affascinato, incuriosito e interessato.
La domanda finale è una di quelle alle quali tanto mi piacerebbe trovare una risposta.

"Fu dal lato morale, e sulla mia stessa persona, che imparai a riconoscere la profonda e fondamentale dualità dell'uomo; mi accorsi che, delle due nature in lizza nel campo della mia coscienza, anche se potevo a buon diritto dire di essere l'una e l'altra, cosa che era dovuta soltanto al fatto di essere ambedue radicalmente; e fin dagli inizi, prima ancora che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse cominciato a suggerirmi la più concreta possibilità di un simile miracolo, avevo imparato a vagheggiare, con la predilezione di un sogno a occhi aperti, l'idea della separazione di quegli elementi. Se ciascuno di essi, mi dicevo, potesse solo essere collocato in identità separate, la vita sarebbe alleviata di tutto quanto ha d'insopportabile: il malvagio se ne andrebbe per la sua strada, liberato dalle aspirazioni e dai rimorsi del gemello più virtuoso; e il giusto potrebbe progredire con costanza e sicurezza lungo il suo sentiero in salita, compiendo le buone cose in cui trova il suo piacere, e non più esposto all'ignominia e alla penitenza a causa di quel male che gli è estraneo. Era la maledizione del genere umano che simili incongrui sviluppi fossero tanto vincolati, che nel grembo tormentato della coscienza quei gemelli antitetici dovessero scontrarsi continuamente. Come fare, dunque, a dissociarli?"

Qualcuno ha per caso delle idee in proposito?

2 commenti:

  1. L'interesse di Paolo per il doppio, per il lato oscuro della personalità in letteratura, come in questo suo post su Stevenson e il suo "Dr Jekykill e Mr Hyde", ci ha condotto su Twitter, insieme a @Sunghia , in una discussione intensa e interattiva sui disturbi della personalità, i disturbi dell'identità e i disturbi dell'umore.
    Twitter è un mezzo portentoso di connessione tra individualità e ci ha permesso di lasciare scorrere molte definizioni psicologiche, unite alla nostra profonda passione per la letteratura e la poesia.
    Abbiamo affrontato le incognite celate nell'inconscio e la necessità di fare luce sulle proprie dinamiche interiori, percorso non facile ma costruttivo.
    Penso che tutti insieme, abbiamo avuto l'opportunità di vedere la germinazione di un processo positivo di crescita, inserito in quella interattività condivisa (condivisione non solo di informazioni ma anche di emozioni)nella rete.
    Un'esperienza di cui Paolo, dovrà fare tesoro.
    Tutto è partito da un libro, ramificandosi tra la scrittura e il potere delle parole in vari sentieri, varie prospettive e argomenti.

    Concludo con le parole di @Sunghia: "La poesia può davvero salvare la vita; e anche alcuni libri illuminanti"
    E di Paolo: "La poesia è vita"

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  2. La mia risposta è molto piu semplice, credo che ognuno di noi abbia una dppia perossnalita e che pochi possano e riescano a esprimere la loro vera natura senza sdoppiarsi.in entrami i casi resta univoco e sicuro che peculiarita caratteriali o di gesta sano per entrambe le personalita uguali ,perchè cmq sa una perosnalita ognuno di ni l'ha ben formata. penso cmq che sia nell'essere noi stessi il vero problema ,esse jekil e hyde sia solo una conseguenza ... semplicementececi.wordpress.com

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